Calipso
All’interno della mostra “ATLANTE / Materia e Spirito” di Palazzo Vecchio del Mauriziano
Non più il verde dei prati, non il profumo dei fiori, non le sorgenti che bagnano l’erba, non i boschi sacri, né la luce del giorno sull’isola di Ogigia. Nessun banchetto a base di ambrosia, nessuna ancella, né le note della cetra a placare Calipso. La natura che la Ninfa abita poco dopo la partenza di Odisseo è disadorna, apocalittica, silenziosa. Sembra inchiodare Calipso a tutte le sue responsabilità. Sembra punirla per il suo amore ostinato, cieco, noncurante del cuore dell’amato, stanco del troppo tempo trascorso insieme. Calipso ignora la lezione che la natura impartisce ogni giorno anche ai mortali: tutto è cangiante, volubile, transeunte. Tutto sbiadisce, per assumere tonalità diverse. Ogni cosa è chiamata a scorrere senza arresto. Disperati, goffi, vani, dolorosi i tentativi di contrastarne la corsa, di aggirare la precarietà della vita, di pretendere da se stessi e dagli altri il rispetto dei giuramenti, dei patti stretti, dell’amore promesso nell’euforia dell’introibo. Calipso, dopo sette anni, ritorna alla solitudine del tempo prima di Odisseo. Il suo corpo, minuto e imbelle sulla riva, implora clemenza. La giovane donna mostra pentimento, chiede conforto, desidera scomparire in una regressio ad uterum che la conduca nelle viscere della terra, che la sottragga ai giorni senza via d’uscita, che compia il destino insito nel suo nome: nasconderla. Calipso è figura d’eccellenza dell’abbandono. È uno scarto di Odisseo, proprio come il tronco robusto, superfluo alla costruzione della zattera. L’amore non è servito, non basta mai quando smette di essere corrisposto, e lo stesso mare che, furioso, ha condotto l’astuto eroe sull’isola, gli permette poi di allontanarsi, di fuggire dalla dea terribile. Sarà riuscita Calipso a vivere secondo natura, a tollerare il cambiamento, ad accettare la morte dell’amore di Odisseo? Avrà squarciato la rete dei ricordi? La sua grotta sarà tornata ridente? Il suo telaio sarà ricomparso? Le ancelle avranno intonato nuovi canti? E noi, comuni mortali, in balia dei venti e della bonaccia, quali felicità trascorse, quante beatitudini consumate, quanti abbandoni, quante assenze consegniamo al mare? Quali preghiere gli volgiamo? In quante dosi di oblio confidiamo nei nostri attimi peggiori?
Parole di. “Alessandra Calabrese”
Biografia
Dopo un lungo percorso nella pittura, lo spirito creativo di Mara Zamuner, nata a Treviso nel 1974 entra nel vasto mondo della ricerca fotografica. A un periodo di studio e approccio iniziale alla tecnica, segue la scoperta della street photography che diventa la prima espressione di narrazione per immagine della Zamuner. Ma il coinvolgimento artistico di cui lei sente il richiamo si spinge oltre la strada e il paesaggio, la accompagna verso l’autoritratto, in un contesto di ricerca e di sperimentazione, conservando l’attenzione per il dettaglio e l’armonia dei toni acquisiti anche grazie all’esperienza pittorica.
Il carattere di una donna curiosa e indagatrice, poetica e determinata, trova espressione attraverso l’obiettivo che si focalizza inizialmente sullo studio del proprio corpo per evolversi sempre più in un linguaggio simbolico. Il progetto Identità, a cui da anni si dedica, trova una nuova declinazione e sposta l’attenzione dal soggetto all’oggetto, cerca il significato di un ricordo, la traccia del passato. Il segno distintivo e l’originalità della Zamuner si coglie nella
tecnica e nell’esigenza di raccontare una sola vita, la sua.
Espone dal 2018 in contesti nazionali e internazionali, tra cui Cluster London Fair a Londra (UK) e The International 5 Photo Award a Teheran (Iran) per; foto selezionata da Maurizio Galimberti per la mostra Interminati Spazi a Torino; ospitalità d’artista con il progetto Construere a Casa Lezza, Ischia, in occasione del 26° incontro Ischitano di Architettura Mediterranea. Le sue foto sono una narrazione per immagini nelle pubblicazioni Komorebi di Bruno Pasetto (2020) e HOME, la casa di Goffredo Parise, pubblicato dall’Amministrazione di Ponte di Piave e Regione del Veneto (2022). Sono in corso i due progetti Accògliere, dedicato a maestri d’arte, tra cui Giorgio Celiberti, Lina Sari, Christian Leperino e Ritratti dedicato a scrittori, tra cui Massimo Recalcati, Bernardo Zannoni (Premio Campiello 2022) e
Paolo Malaguti (Premio Mario Rigoni Stern 2022).