L’acqua è una sostanza mutevole sia nella forma che nello stato. Ho provato a nominarla
tramite un grammelot per renderla identificabile a tutte le persone che leggono il nostro
alfabeto senza però ingabbiarla in una lingua nazionale e lasciandola scorrere libera così
com’è nella sua vera essenza.
Eraclito nei suoi frammenti cita opposizioni e contrari che se giustamente miscelati creano
una alchemica armonia, ed io nel mio piccolo ho cercato e continuo a cercare
quell’armonia in grado di creare la bellezza.
Questo progetto usa il linguaggio della fotografia per cogliere, almeno in parte, la bellezza
dell’acqua sia quando è soggetto predominante che mi incanta, sia quando è compagna o
sfondo nelle mie esperienze di vita assieme ad altre persone o cose; in tutte quelle
occasioni, cioè, nelle quali, come dice Eraclito “La trama nascosta è più forte di quella
manifesta” [14(A 20)]. Nel fotografare entro in una “bolla di solitudine” per cercare un
intimo legame con l’ambiente che mi circonda, nel tentativo di fissarlo in un attimo eterno
da poter ricordare per primo a me stesso e alla mia memoria e in seguito poterlo replicare e
riproporre al fruitore della foto in un gioco in cui parte di ciò che ho visto e vissuto nelle
mia esperienza viene interpretato attraverso gli occhi e il cuore di chi guarda. Secondo
Eraclito “Nessuna cosa è in vero mai, ben sì sempre diviene” 14(A1 124) e quindi tutto è in
eterno mutamento e risulta pertanto impossibile bagnarsi due volte nello stesso fiume.