La regione delle Ardenne, tra Francia, Belgio, Lussemburgo e Germania, è un’ area di intenso sfruttamento delle risorse naturali. Secondo quanto documentato dall’associazione “Natura 2000” il 100% dei boschi è destinato a uso economico. Cosciente dell’emergenza globale, l’agronomo francese Francis Halle si rivolge a Francia e Belgio con il progetto di restituire libertà alla natura delle Ardenne. La sua proposta consiste nel delimitare un’area nella quale l’uomo non interverrà più per secoli, con il fine di ricreare una foresta primaria. La proposta ha sconvolto politica e cittadini, essendo questa una regione di cacciatori, tagliaboschi e lavoratori del settore turistico. Il progetto qui presentato Ardotypes, ceci est une ardoise nasce dalla volontà di sensibilizzare all’idea di Francis Halle. Le immagini sono state realizzate in una residenza di 8 mesi con il museo delle Ardenne di Charleville-Mézières in cui si è andati incontro a due sfide. La prima, di ordine tecnico, è l’invenzione dell’Ardotipo: la sensibilizzazione/stampa con la tecnica del collodio umido su lastre di ardesia estratta in una miniera locale. La scelta del supporto è strettamente legata all’idea del progetto, la simbiosi tra il fotografo e il paesaggio che fornisce il supporto stesso su cui viene ritratto, restituendo immagini che nelle ombre hanno il tono naturale della pietra. La seconda è la ricerca della foresta primaria che cerca di riemergere non appena l’uomo cessa di intervenire. La felce e l’edera mangiano vivi i pini o i loro cadaveri nel ricreare l’humus che darà nutrimento ai primi faggi. È il primo stadio. Una volta che gli alberi primigeni avranno spazio la foresta diventerà meno fitta, aprendo il percorso vitale agli animali. Intanto le dighe dei castori alternano le zone umide e l’ardesia crea isole di diversità vista la differenza di idratazione del suolo. Il progetto Ardotypes va alla ricerca di dettagli di foresta primaria che vuole tornare al suo caos, al suo equilibrio.
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Alessandro Parente frequenta l’Accademia di Belle Arti di Bologna e lo IUNA di Buenos Aires dove scrive la tesi sul teatro comunitario argentino e frequenta il master in fotografia con la scuola Photodesign di Aldo Bressi. Collabora con il museo nazionale indigeno di Quito, Mindalae, con un’esposizione permanente sull’artigianato tipico. Vive 7 anni in Messico insegnando la tecnica del collodio umido e fotografando per esposizioni e riviste o quotidiani. Poi la Francia, documentando la Seine-Saint-Denis durante il Covid e nel 2020 le Ardenne, curatore della biennale di fotografia Urbi&Orbi di Sedan e poi in residenza artistica. Membro del collettivo italiano Buena Vista Photo pubblica su media quali: Vice, Volkskrant, El Clarin, El Mundo, Il Manifesto, Il Fatto quotidiano, Propaganda Live. Le sue opere sono state esposte in gallerie e musei tra cui l’università di Stanford, USA, il Trinity college di Dublino o il Bainbridge Island Historical Museum di Seattle. Collaboratore della galleria Booklyn di New York. Attualmente oltre alle attività di fotografo freelance è corrispondente de Il Fattoquotidiano dall’Ucraina dove vive da un anno.
Info: teatrodelcigno@gmail.com