Da secoli la comunità Q’ero viva tra le Ande peruviane, in villaggi tra i 3.500 e i 4.500 mt. Appartengono al gruppo etnico Quechua, vivono in capanne di pietre e argilla con tetti in paglia. Una vita semplice: coltivano patate, allevano lama e alpaca e sono in stretta connessione con la natura. Il legame con Pacocha (alpaca) è fondamentale: ne vendono lana e carne, gli escrementi servono sia come fertilizzante sia come combustibile, inoltre sono utilizzati per il trasporto delle patate.
I Q’ero sono preti andini, adorano Pachamama (madre terra) e Apus (spiriti delle montagne). Dai tempi degli Inca venerano queste divinità, che considerano sorelle e fratelli, ringraziandoli per l’acqua che scorre, l’erba che cresce e le patate che coltivano. Le offerte che portano durante i rituali sono una forma di rispetto per il legame con Madre Terra.
Questo rapporto simbiotico con la natura sta iniziando a incrinarsi. Negli ultimi anni sono state realizzate strade che rendono le comunità accessibili ai mezzi, andando a mortificare il ruolo dell’alpaca come animale da soma e quindi la sua sacralità. Le nuove generazioni iniziano a frequentare scuole in città, non imparano più il vivere tradizionale trascorrendo tempo coi genitori: senza cambio generazionale il rischio che questa comunità sparisca è concreto.
Il cambiamento climatico sta stravolgendo il delicato equilibrio su cui si regge la sopravvivenza dei Q’ero: se le piogge perdurano dopo la stagione umida, tutto ciò che viene coltivato rischia di marcire affogando sotto la troppa acqua.
Osservando il rapporto di profonda interdipendenza dei Q’ero con la natura, terrorizza il fatto che noi Occidentali l’abbiamo fatta nostra, piegandola alle nostre volontà, incuranti delle conseguenze globali che le nostre azioni stanno avendo e incapaci di relazionarsi ad essa con il rispetto che i Q’ero portano avanti da centinaia di anni, venerando Pachamama per tutto ciò che gli dà ogni giorno.