Dear Palestine è un libro fotografico che racconta, come un diario di viaggio, una terra difficile, tanto amata e tanto contesa.
Roberta Micagli, autrice del libro, attraverso le oltre 160 fotografie, scandisce le meraviglie e le contraddizioni della “Terra Santa” e dei popoli che la vivono quotidianamente, tra mille difficoltà e problematiche.
Le immagini, come in un piano-sequenza cinematografico, ci accompagnano nel viaggio, immortalando tra le altre, il fascino millenario di Gerusalemme, la “città santa” per eccellenza cosi cara ai Cristiani, Ebrei e Musulmani, l’intimità di Betlemme e della sua Basilica della Natività, l’antica città di Gerico che secondo gli archeologi avrebbe oltre 10.000 anni.
Il libro ci guida poi attraverso il deserto delle Tentazioni e lungo il fiume Giordano, luoghi resi immortali dai Vangeli Canonici; ma anche nella città di Hebron, dove si trovano le Tombe dei Patriarchi, tra cui la Tomba di Abramo e tra le sabbie del deserto nelle tende dei Beduini.
Il viaggio prosegue attraverso gli sguardi delle persone, la varietà dei loro volti e le molteplici tradizioni che custodiscono. Vediamo così i pellegrini invadere le vie di Gerusalemme per assistere ai riti pasquali e ripercorrere la Via Dolorosa, o raccolti sulla pietra dell’unzione dentro la Basilica del Santo Sepolcro avvolti da incensi, candele e litanie che cadenzano da secoli i diversi rituali Ortodossi, Cattolici, Armeni, Etiopi e Copti.
Osserviamo poi i fedeli in preghiera nelle Sinagoghe e al Muro del Pianto, e quelli invece diretti alla Cupola della Roccia e alla Moschea di al-Aqsa, due tra luoghi più sacri dell’Islam.
Il viaggio non può essere completo però, se non si svelano le forti contraddizioni di questa terra martoriata da conflitti, divisioni e guerre che ormai si perpetuano da oltre 2000 anni.
Così non possiamo non vedere il muro di divisione e i suoi murales (tra i quali alcuni tra i più famosi del celebre artista Banksy) i campi profughi palestinesi, i check point che dividono zone e popolazioni, la tensione e l’insicurezza percepibile negli occhi di chiunque abiti questa terra.
I sorrisi dei bambini, che vivono e crescono da entrambi i lati del muro, ci lasciano quel sottile margine di speranza affinché si trovi un giorno una soluzione condivisa e definitiva, in un mondo che oggi più che mai ha solo bisogno di pace e serenità.
BIOGRAFIA ROBERTA MICAGLI:
Nasce a Latina nel 1971.
Grandissima appassionata di viaggi, scopre il suo interesse per la fotografia grazie ai suoi primi spostamenti itineranti in Guatemala, Panama, Nicaragua e Honduras. Qui ha iniziato a immortalare i volti scavati dei vecchi e quelli gioiosi dei bambini.
Contrasti sociali e cromatici, dinamicità, disagi degli “inascoltati del mondo” sono le caratteristiche che vuole comunicare in pellicola.
Tornata in Italia dopo queste esperienze, conosce Graffiti – Scuola di Fotografia dove perfeziona il linguaggio del reportage, del bianco e nero, del ritratto e dove acquisisce anche le tecniche di sviluppo e stampa.
Passata alla fotografia digitale, dopo aver completato una approfondita formazione dei programmi di post-produzione, sposta i suoi interessi in Australia, India, Reunion e Mauritius. In quest’ultima isola si appassiona alle numerose comunità indiane integrate nel Paese. Nel 2008 in India, nella città di Haridvar, immersa per giorni tra i seguaci del Kumbh Mela ha scattato immagini cogliendo dettagli di vita dei fedeli e ritraendo le abluzioni nel Gange. Con queste foto ha partecipato alla mostra collettiva “Il viaggio dell’anima” organizzata dalla Graffiti presso il Museo Pigorini di Roma.
Vive in Sud Africa dal 2012 al 2014. In questo periodo ha ritratto la vita degli slums, inoltrandosi fin nei quartieri più disagiati dove la maggior parte delle persone non si spinge. Per amore degli animali in libertà realizza un reportage sulla vita della comunità di elefanti di Abdo Park nell’Eastern Cape. Nel dicembre 2013 ha potuto documentare il funerale di Nelson Mandela a Qunu, città di origine (natale) dell’uomo simbolo del Sud Africa e dei sentimenti di libertà che rappresenta per il mondo intero. Qui, tra i vicoli del villaggio, ha realizzato immagini uniche che ritraggono i volti e i paesaggi senza alcun filtro o contaminazione, nelle quali emerge l’umanità e la spontaneità della popolazione di fronte al feretro di Nelson Mandela.
Trasferitasi negli USA, dove vive dal 2016 al 2018, affina particolarmente le tecniche di fotografia metropolitana, concentrandosi soprattutto tra le Avenue di New York e Boston. Nel 2018 partecipa ad un workshop/reportage fotografico e sociale in Perù organizzato dal Maestro Gianni Pinnizzotto e la Graffiti scuola di fotografia. In particolare trascorre alcuni giorni a stretto contatto con i volontari dell’Operazione Mato Grosso e della popolazione locale fotografando la povertà e il disagio della popolazione andina di Chacas. Negli ultimi dieci anni si appassiona alle tematiche mediorientali, tanto da trascorre alcuni periodi in Libano, in Israele e in Palestina. Visita, oltre alle principali città, anche i campi profughi palestinesi del Libano e della Cisgiordania. La storia di questo libro è frutto delle sue esperienze di vita, di amicizia e di disagi sociali nei territori palestinesi.